Ci sembra importante che sia avviata una riflessione seria e approfondita perché la questione della mobilità, soprattutto della mobilità urbana, è senza dubbio molto rilevante. Non riportiamo qui dati e cifre, del resto noti, sul suo forte impatto sulla salute delle persone, sui cambiamenti climatici, sugli sprechi e sulle diseconomie caratteristiche del nostro vivere quotidiano. Non è esagerato dire che dal modello di mobilità che riusciremo a darci dipende, per una consistente parte, la qualità della vita.
Ciò che è successo fino ad oggi ad Arezzo è abbastanza evidente: bisogna prendere atto che da parte delle amministrazioni succedutesi nel corso degli anni, è stato sostenuto e favorito, più o meno dichiaratamente, un modello di mobilità sostanzialmente di un solo tipo: quello automobilistico privato.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti:
– scarsa possibilità di usare mezzi alternativi all’auto: quasi inesistenza di piste ciclabili, servizi di trasporto pubblico inefficaci a causa di tempi di percorrenza lunghi e del mancato adeguamento delle linee (tanto che vi è un calo continuo di passeggeri ATAM);
– continuo ed eccessivo incremento del traffico automobilistico con conseguente difficoltà a muoversi (il contrario della mobilità: spostamenti lenti per tutti, difficili se non impossibili per alcune categorie come anziani, bambini…), peggioramento della qualità dell’aria (confermato dal superamento dei limiti per alcuni inquinanti), incremento di disagi e rischi (il 45% della popolazione aretina è sottoposta a rischio di rumore eccessivo).
– diffusione di cattive abitudini tra i cittadini che spesso utilizzano l’automobile in modo eccessivo e sbagliato: una recente ricerca ha rivelato che il 15% degli spostamenti in auto degli aretini è per compiere meno di un chilometro
Riteniamo che si debba cambiare orientamento, assumendo un’ottica adeguata ai problemi odierni: le amministrazioni cittadine più lungimiranti nel mondo stanno ormai operando per limitare (cioè per disincentivare) l’ulteriore sviluppo del traffico automobilistico privato e per incrementare (cioè per privilegiare) forme alternative di mobilità, tra le quali assume grande valore quella ciclistica.
Del resto c’è una maggiore consapevolezza anche fra i cittadini di Arezzo, come dimostra l’aumento quotidiano di coloro che usano la bicicletta e la partecipazione di centinaia di famiglie ad iniziative della FIAB, in particolare a quella annuale di Bimbiinbici.
Qui di seguito potete scaricare il documento con la Proposta Operativa redatta da AdB FIAB per individuare le criticità e le principali priorità dove a nostro parere bisogna intervenire per la mobilità ciclabile ad Arezzo.